16 agosto – Tributo al maestro Giorgio Albertazzi

Nell’ambito della 39esima Rassegna teatrale è stato realizzato il video-tributo al maestro Giorgio Albertazzi, per celebrare il Maestro scomparso il 28 maggio 2016.

L’autrice del tributo è Luigia Abbruzzese che ha intervistato il Maestro durante alcune sue tourneé a S.Andrea di Conza. Lo ha onorato cogliendo alcuni particolari commoventi, con le sue interpretazioni, in campo teatrale, caratterizzata da una lettura sempre lucida e particolare dei testi.
Il Maestro grande personalità, grande artista, innovatore e precursore della cultura.
Di seguito si riporta il testo del tributo, la cui lettura è stata affidata ad Antonio Rampino, uno degli attori professionisti della compagnia dello spettacolo con Giuseppe Pambieri.

TRIBUTO AL MAESTRO GIORGIO ALBERTAZZI
di Luigia Abbruzzese

“Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più…cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti…”
Queste le ultime parole che il maestro ha pronunciato, guardando negli occhi il suo pubblico di sempre, il pubblico santandreano.
C’ero anch’io quel 12 agosto di un anno fa. Eravamo andati a vedere un vecchio, a spiarlo vacillare, a sentirgli tremare la voce. Nessuno di noi era realmente pronto ad ammirare, per l’ennesima volta, una divinità: voce possente, alto e austero come un atleta, interpretazione resa ancora più intensa dalla sconfinata esperienza sul palcoscenico e nella vita.

A Giorgio Albertazzi piaceva Sant’Andrea e gli piacevamo noi: dopo averci regalato la sua interpretazione della Coena Trimalchionis, confessò di essere arrivato in paese, dopo un lungo viaggio, stanco e nervoso ma che gli bastò sentire il calore di quel pubblico così devoto e affezionato per dimenticare ogni preoccupazione.

E a noi santandreani piaceva Giorgio Albertazzi: perfettamente consapevoli di quale privilegio fosse ascoltare la sua voce diffondersi nel vento gelido del nostro episcopio, non perdevamo un solo appuntamento con lui. E ci facevamo innamorare dal suo carisma, incredibile interprete dello spirito del teatro.
Prendevamo posto sulla nostra panca verde, in attesa del compiersi dell’incantesimo. Nella mia mente il maestro ha le fattezze di uno dei personaggi che gli ho visto interpretare: quelle di Puck, paggetto di Oberon, re dei boschi, nel “Sogno di una notte di mezza estate” shakespeariano.
Al valletto fu dato il compito di scovare un fiore raro, la viola del pensiero, e di iniettarne il succo fatale negli occhi degli sventurati umani: ognuno di loro, da quel momento in poi, avrebbe perso la testa per amore.
Albertazzi scelse proprio Puck tra i molti personaggi della meravigliosa commedia di Shakespeare. Scelse lo scombinatore di carte, di destini, scelse il seduttore. E quella sera, come in ogni altra, iniettò anche nei nostri occhi quel nettare magico, facendoci uscire da teatro incantati, innamorati, trasformati.
Oggi, dallo stesso luogo in cui lo abbiamo conosciuto e amato, vogliamo dirgli grazie per gli anni di cui queste pietre porteranno sempre memoria, sperando che possa ascoltare le nostre voci. Ci piace immaginarlo in giro per boschi ameni, alla ricerca di fiori col potere di innamorare, splendidi e rari come la sua arte.
GRAZIE MAESTRO